I SING THE BODY ELECTRIC
STANZAS 7-8
Walt Whitman
7
A man’s body at auction, Gentlemen look on this wonder, In this head the all-baffling brain, Examine these limbs, red, black, or white, they are cunning in tendon and nerve, Exquisite senses, life-lit eyes, pluck, volition, Within there runs blood, This is not only one man, this the father of those who shall be fathers in their turns, How do you know who shall come from the offspring of his offspring through the centuries? 8 A woman’s body at auction, Have you ever loved the body of a woman? If any thing is sacred the human body is sacred, Have you seen the fool that corrupted his own live body? or the fool that corrupted her own live body? |
CANTO IL CORPO ELETTRICO
STROFE 7-8
Walt Whitman
7
Il corpo di un uomo è all’asta, Galantuomini osservate la meraviglia, In questa testa il cervello meraviglioso, Osservatene gli arti, rossi, neri o bianchi, sono composti di tendini e nervi, Sensi raffinati, occhi vivaci, coraggio, volontà, Lì dentro scorre sangue, Questo non è soltanto un uomo, questo è il padre di coloro che saranno padri a loro volta, Come potete sapere chi verrà dalla progenie della sua progenie attraverso i secoli? 8 Il corpo di una donna è all’asta, Avete mai amato il corpo di una donna? Se c’è al mondo qualcosa di sacro, quella cosa è il corpo, Avete visto il pazzo che ha corrotto il suo stesso corpo? O la pazza che ha corrotto il suo stesso corpo?
Traduzione ©Alba Gnazi
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Siamo introdotti senza preavviso in una scena caratteristica di un certo periodo storico: un mercato in cui vengono messi all’asta gli schiavi. Il banditore non è altri che lo stesso Poeta, che osserva da un punto di vista privilegiato la scena, anch’egli nel virtuale centro dell’asta: ‘’sloven’’, scrive il Poeta: ‘’sudicio’’, con forte connotazione morale, ma anche ‘’pigro’’, ‘’sciatto nel curare gli affari’’: un cialtrone, dunque, perché si occupa di una ‘’merce’’ cui andrebbe destinata una ben diversa cura; un ‘’cialtrone’’ perché egli, Whitman, fallibile banditore, è lì per svolgere altro: non per vendere, bensì per cantare, celebrare quei corpi messi all’asta.
Un uomo, una donna: archetipo e fonte dell’umanità intera, il cui corpo plasmato con perizia dalla natura e vividamente descritto dal Poeta in passaggi di stupefacente bellezza, è trasversale ai tempi e ai luoghi, quasi ‘’altro’’ rispetto allo scorrere delle umane vicende, vivo in natura e per natura, e come tale soggetto al ciclo di nascita crescita maturazione e morte. Un corpo unico, lo stesso per tutti: stessi sono il sangue, gli arti, gli occhi, i sogni e le aspirazioni; stessi i figli che genereranno altri figli, in un qui e ora i cui termini deittici vengono spostati su piani metafisici. Una ferma, robusta condanna del razzismo, di cui Whitman dimostra l’assoluta infondatezza; una celebrazione innamorata, pulsante dell’Uomo, un invito a osservarne le meraviglie, a esserne rapiti: a partecipare, in quanto uomini e donne, di quelle meraviglie e della loro intrinseca volontà di potenza che nulla, mai, può distruggere né nascondere.
Una sfida, la traduzione di queste due strofe solo all’apparenza semplici. In poche righe Whitman spalanca voragini che spaziano dal senso dell’esistenza alla storia, dalla dignità e pura bellezza dell’Uomo al rischio di dare per scontate tali dignità e bellezza, o di applicarle solo selettivamente, con esiti tragici quali la schiavitù, il razzismo, la violenza.
Una sfida, dicevo: che ho accolto con entusiasmo e cercato di affrontare seguendo per quanto possibile la linea preparata dal Poeta, gli scenari che egli plasticamente espone con scelte linguistiche efficacissime: incisi scarni, scarsi e precisissimi aggettivi, rapidissime incursioni di senso morale, ellissi… In italiano la resa di una tale struttura sintattica potrebbe rischiare la dispersione sul piano semantico se attuata con totale aderenza o, al contrario, tradita se ci si discosta troppo dal testo finendo così col riscrivere la poesia, cosa che non volevo assolutamente accadesse. Ogni traduzione è un esercizio di calibrazione, giocato su un sottilissimo equilibrio di forme e contenuti.
Il testo di Foglie d’erba* in mio possesso, per altro, non riportava le strofe della cui traduzione mi sono occupata [che ho reperito altrove], anche se in appendice era presente una meravigliosa postfazione di Harold Bloom che esplicava approfonditamente le tematiche estrinsecate nel libro e la figura del Poeta, enigmatica tanto quanto la sua Poesia. Riporto, in chiusura, un passaggio di Bloom: ‘’ La confusione maggiore riguardo alla interpretazione, in costante aggiornamento, della poesia di Whitman è la nozione, ancora dominante, che lo si debba prendere sempre in parola, sia riguardo al suo sé sia riguardo alla sua arte. Nessun altro poeta insiste con tanta forza e tanto spesso sul fatto che ci dirà tutto e ce lo dirà senza artifici, per dirci poi così poco e in maniera così astuta’’. **
Rimando al testo intero della poesia per assaporarne appieno la vivida bellezza e ringrazio Matilda Colarossi per i preziosi suggerimenti.- Alba Gnazi
*Leaves of grass in originale; è la raccolta, edita nel 1855, in cui figura il testo da cui sono estrapolate le due strofe qui tradotte, ovvero I sing the body electric.
** Walt Whitman, Foglie d’erba, Scelta, traduzione e introduzione di Giuseppe Conte. Postfazione di Harold Bloom. Con uno scritto di Henry David Thoreau; Oscar Classici Mondadori 2016
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